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Pagina:Goethe - Ricordi di viaggio in Italia nel 1786-87.djvu/310

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e là, in mucchi, le materie più pesanti, aprendo sul selciato una specie di meandro tortuoso, libero dalle immondizie. Ora centinaia e centinaia di operai, con pale, forche, scope, erano occupati a compiere l’opera iniziata dall’acqua, accumulando dalle parti tutte quelle immondizie, e cercando di allargare, e di dare migliore forma a quella strada improvvisata. Per tal guisa la processione quando uscì, trovò aperta una strada, tortuosa per dir vero, ma abbastanza pulita a traverso quella palude, e la lunga schiera del clero, dei nobili in scarpe e calze, con il vicerè alla testa, la poterono percorrere senza insudiciarsi. Credevo vedere il popolo d’Israello, guidato dalla mano dell’angelo per via asciuta, fra i fanghi e le paludi; ed il paragone era nobilitato della vista di tante persone distinte, le quali camminavano con pompa bensì, ma in attitudine di compunzione, in mezzo a quei mucchi di fango fradicio, cantando lodi e preghiere.

Sui marciapiedi si camminava bene come al solito, ma nell’interno della città, dove ci recammo oggi appunto per visitare quartieri che non conoscevamo ancora, era quasi impossibile camminare, tuttochè colà pure si fosse cercato rimuovere, ed accatastare quà e là il fango.

Questa solennità ci porse occasione di visitare la chiesa cattedrale, e di contemplare le sue rarità; e poichè eravamo in moto, visitammo pure altri edifici, fra cui una casa moresca in buono stato tuttora di conservazione, non molto vasta, ma però con belle ed ampie stanze, di proporzioni armoniche, le quali non sarebbero per dir vero abitabili in un clima settentrionale, ma che sotto questo cielo porgevano piacevole e comodo soggiorno. Meriterebbe quell’edificio che se ne rilevassero, la pianta ed il disegno.

Vedemmo parimenti, in un locale infelicissimo, reliquie e frammenti di statue antiche, alle quali ci mancò l’animo di porgere grande attenzione.