Pagina:Goethe - Ricordi di viaggio in Italia nel 1786-87.djvu/404

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al bellissimo quadro che mi stava tuttora davanti agli occhi, mi fece volgere i miei passi verso la locanda del signor Moriconi, dove trovai Kniep, il quale dopo avere posto in assetto il suo nuovo quartiere, era venuto per finire meco la sera. Feci portare una bottiglia di vino, e parlammo delle nostre future relazioni, promettendogli io che non appena avrei potuto fare conoscere in Germania suoi lavori, e raccomandarlo all’ottimo duca Ernesto di Gotha, non avrebbe mancato per certo di ricevere di colà commissioni. Per tal guisa ci separammo con rincrescimento bensì, ma colla certezza di continuare a mantenere buone relazioni.


Napoli, domenica 3 giugno 1787.

Ho dunque abbandonato or ora questa città impareggiabile, che secondo ogni probabilità non rivedrò più; e ne partii quasi sbalordito, lieto però di non lasciare verun triste ricordo dietro di me.

Giunto all’ultimo ufficio di polizia, all’estremità del sobborgo, fui distratto da miei pensieri dalla vista di un agente, il quale fissò lo sguardo sù di me quasi mi conoscesse, poi tosto scomparve. I doganieri erano tuttora occupati col vetturino nella visita del legno, quando vidi uscire dalla bottega da caffè vicino Kniep, il quale mi mi venne porgere sur una guantiera ed in una tazza chinese, caffè nero, fumante. Si accostò alla portiera della carrozza, con una serietà la quale gli stava benissimo. Rimasi sorpreso, e commosso ad un tempo di un atto cotanto gentile. «Voi mi avete fatto tanto bene, mi disse, e per tutta la mia vita, che voglio manifestarvene almeno, e per quanto posso, la mia gratitudine.»

Non è cosa facile il trovare parole in tali congiunture; e risposi laconicamente, che esso aveva lavorato tanto per me, che io rimanevo suo debitore, e che col trarre profitto di quanto avevamo fatto assieme, si sarebbe accresciuta la mia riconoscenza per la sua persona.