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Palladio si era competretrato talmente dell’esistenza degli antichi, che sentiva la meschinità, la picciolezza dei suoi tempi, quasi uomo grande il quale non vi si può piegare, e che cerca per quanto gli è possibile ridurre il tutto conforme alla sublimità delle sue idee. Era malcontento, siccome ho potuto ricavare da una rapida scorsa data alle sue opere, che nella costruzione delle chiese cristiane si continuasse a mantenere la forma delle antiche basiliche, e cercò dare invece di preferenza a suoi edifici religiosi le forme dei templi antichi; ne nacquero quindi alcuni inconvenienti ch’egli riuscì ad evitare nella chiesa del Redentore, ma che mi fecero senso in quella di S. Giorgio. Volckman ne fa parola, senza però colpire precisamente nel segno. Nell’interno poi, il Redentore è pure opera pregevolissima, ed anche l’altar maggiore fu innalzato sui disegni del Palladio. Nelle nicchie dove dovevano sorgere statue, non si scorgono finora che figure scolpite in legno, e dipinte.


Il 3 Ottobre.

I cappuccini di S. Pietro ornarono uno degli altari laterali dedicato a S. Francesco. Non si scorge il marmo altrove che nei capitelli corinzi; tutto il rimanente trovasi ricoperto da una specie di ricamo, a foggia di rabeschi, eseguito per vero dire con una precisione straordinaria. Sono bellissimi sovra tutto tralci di vite che paiono d’oro, e quando mi accostai per esaminarli meglio, trovai che ero caduto in un inganno. Tutto quello che io aveva ritenuto oro, era unicamente paglia, stesa ed incollata sulla carta, con bellissimo disegno; uno scherzo eseguito probabilmente nel convento stesso, con materiale di nessun valore, e che avrebbe costato parecchie migliaia di scudi, qualora fosse stato realmente quale appariva. Sarebbe cosa facile ad imitare, qualora la si volesse.

Avevo osservato già altre volte sur una calata in prossimità dell’acqua un garzonetto, il quale narrava in dia-