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188 | werther. |
essere più splendida. Io seggo spesso sotto a qualche albero, nel giardino di Carlotta, e vo abbacchiando, a tempo a tempo, le pere, inerpicatomi fin sulla cima: e allora quell’amabile fanciulla raccoglie, a piè dell’albero, il canestro ch’io le sporgo.
30 agosto.
Sciagurato! Non sei tu pazzo? Non vai tu ingannando te stesso? A che questa forsennata passione che mai non ha fine? Il mio labbro non ha più preci — se non son quelle ch’io rivolgo a lei! Nessuna forma si offre più alla mia immaginazione, che non sia l’immagine sua; il mondo non esiste più per me, se non perchè ella v’esiste. — E questo delirio è pure la fonte di qualche ora piena di dolcezza, s’io