Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/132

Da Wikisource.
130 GOGOL

scovita. Ma proprio in codesta maniera io avrei raccontata questa storia? Bisognerebbe avere una ragna in zucca! Udite, invece, che io vo’ narrarvela come va fatto.

Noi ci avvicinammo alla tavola, e lui cominciò:

Mio nonno (Dio l’abbia in gloria, e mangi nell’altro mondo solo panini al latte e torte col miele!), mio nonno, lui, sapeva raccontare d’incanto! Messo una volta in carreggiata, non ti saresti mosso di lì per una giornata intera ad ascoltarlo. Non era un di codesti bubbolieri d’oggidì che cercan di darvela a bere e trascinano il racconto in lingua blesa, come se non avessero mangiato da tre giorni; c’è da prendersi il berretto e scappar via.

La mia vecchia mamma era tuttora al mondo; e, come fosse adesso, ricordo che una lunga sera di verno, quando la gelata crepitava di fuori e murava la stretta fenestrella della nostra capanna, lei se ne stava seduta, tenendo a fianco la conocchia, e con la mano tirava un lungo filo, e col piede faceva dondolar la cuna, cantarellando una canzone che mi par sempre di sentire. La stanza era rischiarata da una lampada tremolante, che, di quando in quando, si riavvivava a un tratto come avesse paura di qualcosa; il filatoio ronzava; e noi, bambini, tutti ammucchiati in gruppetto, ascoltavamo il nonno, che, per la vecchiaia, da oltre cinque anni non scendeva dalla stufa1.

Per quanto meravigliosi fossero i suoi bei racconti del tempo antico sulle invasioni dei Zaporoghi, sui Polacchi, sulle grandi prodezze di Podkova, di Sagaidacnij2, non v’era uno che meglio ci piacesse d’una di quelle vecchie leggende che mettono i brividi in corpo e vi fan drizzare i capelli sulla testa. Talora ci coglieva tanta paura da creder di vedere alla sera un mostro anche nelle minime cose.

Quando mi avveniva d’esser costretto a uscir di stanza durante la notte, involontariamente pensavo: Non verrà intanto qualche spettro a coricarmisi sul letto? — E possa io morire, se non prendevo la mia proprio viska posata lì, dal lato del capo, per un diavolo accovacciato... Ma quel che più conta nelle fiabe del nonno, è il fatto che in tutta

  1. La stufa, nelle capanne russe, larghissima, ha sempre angoli ove il calore temperato consente di coricarsi.
  2. Etmano dei zaporoghi.