Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/148

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ridevano punto; e sebbene padre Anastasio girasse tutto il villaggio per scacciare il diavolo, aspergendo le vie dell’acqua benedetta, la mia bisavola si lagnava pur sempre dicendo che, appena scesa la notte, qualcosa picchiava sul tetto e graffiava le pareti.

Ma che! anche adesso, nel luogo stesso ov’è costrutto il nostro villaggio e dove tutto par tranquillo, non è tuttavia gran tempo (mio padre buon’nima se ne ricordava e me ne ricordo anch’io), la buona gente non poteva passare vicino all’osteria crollata: per un pezzo la genia degli impuri la tenne aperta per conto proprio. Dal nero fumaiolo della stufa usciva il fumo in colonna e saliva tanto alto che, a volerlo guardare, il berretto cascava di testa; e quel fumo si spandeva in tizzi ardenti per la steppa, mentre il diavolo (non dovrei neppur nominarlo quel figlio di cane!) il diavolo singhiozzava così lamentosamente nel suo rifugio che i corvi, spaventati, volavan via dalla vicina foresta di querci e solcavano il cielo col lungo crocidare selvaggio.