Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/207

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Il 23 di marzo avvenne a Pietroburgo un fatto singolarmente curioso.

Sulla Prospettiva Volnesunski abita il barbiere Ivan Iakovlevic, il cui cognome è scomparso dall’insegna, ove non si distingue ormai più niente, meno la pittura d’un signore dalla guancia insaponata e la scritta: «si fanno anche i salassi». Il barbiere Ivan Iakovlevic si destò dunque di molto buon mattino e sentì un grato odor di pan caldo. Sollevatosi alquanto sul letto, vide che la moglie, signora di aspetto rispettabile, buongustaia di caffè, traeva dalla stufa alcuni panini cotti.

— Oggi, Praskovia Ossipovna, non prenderò caffè, — disse Ivan Iakovlevic: — preferisco invece pane e cipolla.

A dire il vero, Ivan Iakovlevic avrebbe voluto godersi l’uno e l’altro; ma sapeva che la cosa era addirittura impossibile, poichè Praskovia Ossipovna non ammetteva codesti capricci.

— Mangia del pane, scioccone! - pensò la donna fra sè: — mi resterà così per me un po’ più di caffè... — e gettò un pane sulla tavola.

Ivan Iakovlevic, per decenza, indossò una giubba sulla camicia, e postosi inanzi alla tavola, prese del sale, preparò due capi di cipolla, diè di mano a un coltello, e, con viso arguto, si mise a tagliare il pane. Lo divise a metà, vi guardò nel mezzo, e, con vivo stupore, vi scorse qualcosa di biancastro. Ivan Iakovlevic grattò accuratamente col coltello e tastò col dito: «sta saldo», disse fra sè: «cosa sarà?». Ficcò le dita e ne trasse... un naso!

Ivan Iakovlevic si lasciò cadere le braccia; poi, prese a stropicciarsi gli occhi, e ritastò col dito; era proprio un naso, un vero naso, anzi, a quel che gli pareva, un naso di forma conosciuta.