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Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/46

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44 GOGOL


Queste ultime parole le disse dietro l’uscio, sulla via, ove era chiamata per qualcosa da fare.

— Sì... Mi accorgo che sei proprio tu, — disse il Capo riavendosi. — Ora, che ne pensi tu, mastro scriba: non è un vero ribaldo quel maledetto briccone?

— Un vero ribaldo, mastro Capo.

— Non sarebbe omai tempo di dare una lezione a quei vagabondi e insegnar loro il mestiere che devono fare?

— Sarebbe omai tempo, mastro Capo.

— Quegl’imbecilli si son messi... Che c’è? Mi par di sentir dalla via la voce di mia cognata... Quegl’imbecilli si son messo in testa ch’io son loro pari; mi scambian per un altro, un semplice cosacco... — Un colpetto di tosse e una sbirciatina di sottecchi intorno intorno, dettero a supporre ch’egli stesse per dire qualcosa di serio. — Nel mille... Queste maledette date, se pur mi ammazzino, m’è impossibile raccontarle... Insomma, l’anno importa poco, fu dato ordine al commissario del tempo, Ledacij, di sceglier fra i cosacchi quello che gli fosse parso più intelligente degli altri. Oh! — (Quest’oh il Capo lo profferse alzando il dito) — il più intelligente a scortare la zariza. Ora confessa che il vero lo dicevo io: tu invece ti mettevi un peccatuccio sulla coscienza dicendo di avere arrestato quel briccone dalla pelliccia rivoltata.

— Quanto al briccone dalla pelliccia rivoltata, bisogna caricarlo di catene e castigarlo per pubblico esempio. Occorre che si sappia cosa è l’autorità. Da chi mai il Capo riceve il potere se non dallo stesso zar? Ci occuperemo poi degli altri... Io non ho scordato che quei manigoldi mi cacciaron nell’orto un branco di porci, i quali mi divoraron cavoli e cetrioli. Non ho dimenticato che quei figli di Satana si rifiutarono a trebbiarmi il grano; non ho dimenticato... ma vadano alle forche, costoro! Adesso, prima di ogni cosa, m’importa sapere chi è quel mascalzone dalla pelliccia rovesciata... Basta adesso andare a riconoscere il prigioniero...

E la brigatella usci di nuovo dalla casa.

— Certo è un furbo di tre cotte, — disse il distillatore, le cui guance, durante quel discorrere, si gonfiavan sempre di fumo come pezzo d’assedio, e le cui labbra, lasciando la pipata, gettavan torrente infocato. — Non sarebbe male tenere un uomo sì fatto, in ogni caso, a