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NOVELLE 87

le storie sullo stregone meraviglioso. Ma quasi tutti ne parlavan in differente modo; poichè, in fondo in fondo, nessuno ne sapeva un bel niente.

Rotolarono dalla porta un barile d’idromele e portaron molti vedros1 di vin greco. Tutti tornarono allegri. I suonatori ripresero a strimpellare le loro arie: le ragazze, le donne, tutta l’ardente gioventù cosacca, in vesti chiare, si slanciarono al ballo. I vecchi di novanta, di cent’anni, ubriacandosi, si misero anch’essi a ballare, non pensando all’età che pesava loro sulle gambe. Festeggiarono sino a notte inoltrata, e festeggiaron tanto quanto non avevan mai festeggiato sin allora. Gli invitati cominciarono ad andar via; ma pochini, pochini davvero rientrarono nelle proprie case; molti restarono a dormire dall’essaul, nel vasto cortile, e il maggior numero si addormentò per terra, sotto le tavole, su panche, nelle scuderie, intorno alle stalle: là, dove la testa d’un cosacco vacillò briaca, ivi si addormentò e si russò in tutta Kiev.


II.

Un dolce bagliore rischiara tutta la terra, perchè la luna è sorta dietro una montagna. Ella copre la riva rocciosa del Dnepr, come d’un ampio tenue velame trapunto, candido come neve; e l’ombra spinge più lontano nel folto de’ boschi di pini.

Nel mezzo di Dnepr voga una barca. Due giovinetti son seduti a prora, col nero berretto cosacco a sghembo in capo, mentre sotto i remi, come foco d’acciarino, l’acqua sprizza per ogni verso.

Perchè non cantano i cosacchi? Perchè non parlano dell’arrivo in Ukraina de’ monaci che battezzano i cosacchi, il popolo cosacco, alla maniera cattolica, nè del combattimento sostenuto dall’orda, per due giorni interi presso il lago di Solenij? Ma come potrebbero cantare, o parlar di queste sciagure? A queste pensa il loro pan Danilo, lasciando che la manica del suo gabbano cremi-

  1. Vedi pag. 77, nota 1.