Pagina:Gogol - Novelle Ukraine, traduzione di Ascanio Forti, Sonzogno, Milano, 1903.djvu/28

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28 NOVELLE UKRAINE

Questo diavolo senza inferno s’annojò al punto che fu lì lì per impiccarsi. Che cosa fece? Dalla disperazione incominciò a bere. Si rintanò in quel magazzino mezzo diroccato sotto il monte, dove ora non passa un buon cristiano senza farsi il segno della croce, e bevi, bevi, bevi, quel diavolo divenne un ubriacone di prima forza, tantochè nessun giovinastro poteva paragonarglisi: dalla mattina alla sera nella bettola non faceva che bere...

Qui Cerevik, tutto serio, interruppe di nuovo.

– Ma che cosa dici? Come è possibile che abbian lasciato passare il diavolo in bottega? O non glieli vedevano gli artigli appuntati e le corna?

– Qui sta l’inganno: colla beretta di pecora e i guanti, chi l’avrebbe riconosciuto? Beveva... beveva... alla fine consumò tutti i quattrini. Il padrone per un pezzo gli dette a credenza, ma poi ebbe a smettere, tantochè il diavolo fu costretto a impegnare la sua svita rossa a un ebreo bettoliere di Sorocinzi. La impegnò e gli disse: «Bada, ebreo, tieni da conto la mia svita, perchè fra un anno preciso verrò a riprenderla.» E sparì come uno che affoga. L’ebreo vide che il panno era tanto buono e non si sarebbe trovato uguale neanche a Mirgorod, che il colore era d’un rosso così acceso che a guardarlo c’era da non levar più gli occhi, e s’annojò ad aspettare fino alla scadenza. Una volta si grattò i capelli e per cinque ducati la tirò dietro a un signore che passava di lì. Poco tempo dopo eccoti un tale che gli dice: «Dunque, ebreo, rendimi la svita.» Dapprima l’ebreo non lo riconobbe davvero; quando però l’ebbe ravvisato fece vista di non averlo mai conosciuto: «Che svita? – disse. – Io non ho svite.» L’altro se n’andò. Ma verso sera, quando l’ebreo stava per chiuder bottega e contò i quattrini, e messosi un panno sul capo cominciò a pregare Iddio, sente un fruscìo... guarda... e vede da tutte le finestre sbucare musi di porco... Zitti!...

Qui un rumore confuso che pareva davvero un grugnito di porco fece impallidire tutti i visi... Il sudore gocciolò dalla fronte del novellatore.

– Che c’è? – domandò spaventato Cerevik.

– Nulla – rispose il compare tremando come una foglia.