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36 NOVELLE UKRAINE

torna a casa poiché ti aspettano i compratori della cavalla e del grano.

– Come! si è forse ritrovata la mia cavalla?

– Sì.

La gioja questa volta pietrificò addirittura Cerevik, che rimase fermo a guardar l’ombra di Giorgetto che s’allontanava.

Frattanto lo zingaro dall’alta statura, che accompagnava il giovinotto, diceva:

– Dunque, Giorgetto, l’ho condotto bene l’affare? Ora i bovi sono miei, non è vero?

– Tuoi, tuoi!

XIII.

Parasca rimase in casa sola e pensierosa, col grazioso mento poggiato sulla mano. Numerose fantasticherie turbinavano per la testina bionda. Talora sulle labbra le si disegnava un sorriso tenuissimo e gli archi delle ciglia le si sollevavano per un affluire di pensieri di gioja; ma poi una nube d’inquietudine glie li faceva abbassare sui suoi occhi bruni.

– Cosa farò se non si avvera quel che lui m’ha detto? Mormorava nell’incertezza penosa. Che sarà di me se non me lo faranno sposare? Sì... ma no... non può essere. La mia matrigna fa quel che le piace; o perchè io non posso far lo stesso? Anch’io, all’occorrenza, saprei tener duro. Com’è bello! Come luccicano i suoi occhi neri! Come sa dir bene «Parassia ma cara!» Come gli sta bene la svita bianca! Però gli ci vorrebbe una cintura più vistosa!... ma glie la farò io quando anderemo a stare a casa nuova.

Poi, tratto fuori uno specchietto montato su panno rosso e considerandovisi con piacere:

– Chissà che gioja quando la incontrerò in qualche luogo! Non la saluterò neanche se ne dovesse schiantare. No, matrigna: tu m’hai picchiato troppo finora. Quando fruttificherà la rena sul selciato e la quercia s’inclinerà sull’acqua come un salcio, allora solamente m’inchinerò per salutarti... Ah... dimenticavo di provarmi la cuffia della matrigna, per vedere come mi sta.

Chinò la testa sulla piccola spera e senza abban-