Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/125

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TARAS BUL'BA

riate con armi gentilizie, e agli angoli della casa parimenti erano degli stemmi. Una larga scala esterna in mattoni dipinti giungeva fin sulla piazza. Ai piedi della scala, uno da ciascun lato, sedevano due soldati di guardia, che in modo pittoresco e simmetrico si appoggiavano con una mano all’alabarda piantata lí accanto, e con l’altra mano ciascuno sosteneva la sua testa reclinata; e in tal modo parevano piú simili a statue che ad esseri viventi. Non dormivano e non sonnecchiavano, ma si vedeva che erano insensibili a tutto; non badarono neppure a chi andava su per le scale. In cima alla scalinata trovarono un guerriero riccamente adornato e armato di tutto punto, che aveva in mano un libro di preghiere. Egli rivolse un momento su di loro i suoi occhi stanchi, ma come la tartara gli disse una sola parola, li calò di nuovo sulla pagina aperta del suo libro di preghiere. I due passarono nella prima sala, piuttosto larga, che serviva per ricevimento, o semplicemente da anticamera; era tutta piena di soldati seduti in varie posizioni lungo le pareti, e di servi, di scrivani, di coppieri e altre persone di corte, indispensabili ad indicare il grado di un magnate polacco, tanto come comandante militare quanto come proprietario di latifondi privati. Si sentiva un tanfo di candele smorzate, ma al-


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