Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/17

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TARAS BUL'BA


— E in casa devono rimanere una sola settimana in tutto? — disse tutt’afflitta, con le lagrime agli occhi, la vecchia madre sparuta — e non sarà loro permesso, poverini, di divertirsi un poco; non sarà permesso di conoscere la loro casa paterna? e a me non sarà permesso di starmeli un poco a guardare?

— Basta, basta di strillare, vecchietta! Il cosacco non è nato per trastullarsi con le femmine. Tu li nasconderesti volentieri tutti e due sotto la sottana, e ci staresti a sedere sopra come una chioccia sulle uova. Va’, va’, e portaci in tavola al piú presto tutto quello che c’è. Non occorrono né frittelle, né pan pepato, né capi di papavero, né altre ghiottonerie; tira in qua un montone intero, dacci una capra, e idromele di quarant’anni! E poi acquavite in quantità, non l’acquavite coi nuovi ritrovati, con l’uva passa e altri ingredienti, ma acquavite pura, spumante, che salti e strilli come un’indemoniata.

Bul’ba condusse i suoi figli nel salone, da cui frettolosamente fuggirono due belle ragazze di servizio, con monili d’oro zecchino al collo, che stavano preparando le camere. A quanto pare, esse furono spaventate dall’entrata dei signorini, che non avevano piacere di lasciar inosservato nessuno; o pure, semplicemente volle-


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