Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/189

Da Wikisource.

TARAS BUL'BA

gue russo, principi nostri e non cattolici miscredenti. Tutto ci portarono via i pagani, tutto andò perduto; restammo soltanto noi, orfani, sí, e come una vedova ch’ebbe un forte marito, rimase orfana al pari di noi la nostra terra. Ecco in quale momento, o signori, noi ci demmo la mano in segno di fratellanza! Ecco su che si fonda la nostra solidarietà! Non c’è un vincolo piú sacrosanto della nostra solidarietà. Il padre ama il figlio, la madre ama il figlio, il figlio ama il padre e la madre; ma non è la stessa cosa, signori! anche la belva ama il figlio suo. Ma imparentarsi in parentela di spirito e non di sangue: ecco una cosa che l’uomo soltanto può fare. Anche in altri paesi ci furono dei camerati; ma come in terra russa non furono camerati in nessun altro luogo. A piú d’uno di voi è capitato di perdersi per molto tempo in terra straniera; ebbene, anche lí vivono dei popoli! anche li c’è l’uomo creato da Dio, e tu gli parli come a uno dei tuoi; ma quando si viene al punto di comunicare una parola che venga dal cuore — ecco: non c’è! Persone intelligenti e savie, ma non son quelle! uomini come noi, ma non son quelli! No, signori, amare cosí come può amare un’anima russa amare non con la ragione o con altro


187