Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/201

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TARAS BUL'BA

e videro Stepan Guska sollevato su quattro lance. Riuscí soltanto a dire il meschino:

— Possano perire tutti i nemici e arridano i secoli eterni alla terra russa!... — e subito volò via l’anima sua.

Si guardarono attorno i cosacchi, ed ecco già di fianco il cosacco Meteliza concia per le feste i Ljachi, dando colpi indiavolati a questo e a quello; ed ecco dall’altro lato incalza coi suoi il comandante Nevylickij; e presso i carriaggi mette in fuga i nemici e li stermina Zakrutyguba; e presso i carri piú lontani il terzo Pissarjenko inseguiva già tutta una frotta; e già presso altri carri erano alle prese e si battevano sui carri stessi.

— Ebbene, signori — gridò forte l’atamano Taras, facendosi innanzi a tutti — c’è ancora polvere nelle taschette? Resiste ancora la forza cosacca? Ancora non si piegano i cosacchi?

— C’è ancora, o babbo, polvere nelle taschette; resiste ancora la forza cosacca; non piegano ancora i cosacchi.

E cadde ormai dal carro Bovdjug. Diritto al cuore lo colpí una palla; ma raccolse ancora tutte le sue forze il vecchio e disse:

— Non mi duole di separarmi dal mondo. Che Dio conceda a tutti una tale fine! Sia gloria alla terra russa fino alla fine dei secoli!


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