Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/228

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GOGOL

coperto di lentiggini che lo rendevano simile a un uovo di passero, si affacciò da una finestra; immediatamente attaccò discorso con Jankelj nel suo gergo incomprensibile, e Jankelj entrò subito nel cortile. Sulla strada arrivò un altro giudeo, si fermò, entrò in discorso anche lui, e quando Bul’ba sbucò finalmente strisciando di sotto ai mattoni, egli vide i tre Giudei che discutevano con molto calore.

Jankelj si volse a lui e gli disse che tutto si sarebbe fatto, che il suo Ostap si trovava rinchiuso nella prigione della città, e che, sebbene fosse difficile persuadere le guardie, pure, a ogni modo si sperava di procurargli un abboccamento.

Bul’ba entrò coi tre Giudei in una stanza.

I Giudei cominciarono daccapo a parlare tra loro la loro lingua incomprensibile. Taras teneva gli occhi su ciascuno di loro. A vederlo, si sarebbe detto che qualcosa gli aveva dato una forte scossa; sul suo volto rude e indifferente divampò come una fiamma ardente di speranza... di quella speranza che talora visita l’uomo giunto al grado estremo della disperazione; il suo vecchio cuore cominciò a battere forte, come negli anni della giovinezza.

— Uditemi, Giudei! — egli disse, e nelle sue parole si sentiva qualcosa di solenne. —


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