Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/258

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GOGOL

sua compagna inseparabile per mare e per terra, e nelle spedizioni e in patria. Ma in quel frattempo gli corse addosso all’improvviso un drappello nemico, e lo ghermí sotto le spalle possenti. Egli si dibatté con tutte le membra, ma ormai non cadevano piú sparsi a terra, come sarebbe successo una volta, gli aiduchi che lo avevano afferrato.

— Ahi, la vecchiaia, la vecchiaia! — egli disse, e proruppe in lagrime quel corpulento vecchio cosacco.

Ma la vecchiaia non aveva colpa: la forza aveva vinto la forza. Poco meno di trenta uomini gli erano addosso e gli premevano le braccia e le gambe.

— È caduta, è presa la vecchia cornacchia! — gridavano i Ljachi. — Adesso bisogna solamente pensare al modo migliore di rendere onore a questo cane.

E stabilirono col consenso dell’atamano, di bruciarlo vivo sotto gli occhi di tutti. C’era appunto lí un albero spogliato, la cui cima era stata colpita dal fulmine. Con catene di ferro lo tirarono su al tronco dell’albero, con un chiodo gli trafissero le mani e sollevatolo piú in alto, acciocché da ogni parte fosse veduto il cosacco, si accinsero immediatamente ad accendere una catasta sotto l’albero. Ma non alla catasta guar-


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