Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/260

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GOGOL

po per il sentiero sotto il monte; ma gl’inseguitori erano già alle loro spalle. Osservano: il sentiero gira e rigira ed ha molte tortuosità da un lato.

— Su compagni! lanciamoci! — dissero tutti; si arrestarono per un attimo, sollevarono i loro frustini, mandarono un fischio... e i loro cavalli tartari, staccatisi da terra, allungandosi come serpenti nell’aria, volarono al di sopra del precipizio e andarono direttamente a tuffarsi nel Dnjestr. Due soli non raggiunsero il fiume, si abbatterono dall’alto sulle rocce, e finirono lí per sempre coi loro cavalli, senza aver avuto neppure il tempo di mandare un grido. Ma i cosacchi già nuotavano coi loro cavalli nel fiume e staccavano i battelli. Si arrestarono i Ljachi sul precipizio, ammirando quel gesto inaudito dei cosacchi e pensando: saltare o no? Un giovine colonnello, dal sangue vivo e bollente, il fratello germano della bellissima polacca da cui fu stregato il povero Andrea, non ci stette a pensare su, e si lanciò con tutte le sue forze dall’alto della roccia dietro ai cosacchi: rotolò tre volte nell’aria insieme al suo cavallo e si abbatté direttamente sulle punte aguzze dei macigni; e quei sassi acuminati lacerarono a brani lo sciagurato caduto in mezzo al precipizio, e il suo


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