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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/271

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PICCOLO MONDO ANTICO

a rivi gorgoglianti e insinuando il sopore nelle vostre membra, e intanto l’arcobaleno sfugge di dietro agli alberi e in forma di arco mezzo rovinato splende nel cielo con sette colori smorti — o pure quando un calesse vi culla, mentre si tuffa in mezzo alle macchie tutte verdi, e strilla la quaglia della steppa, e un’erba profumata, insieme con spighe di grano e fiori di campo, striscia sugli sportelli della vettura e vi picchia carezzevole sulle mani e sulla faccia.

Egli ascoltava sempre con un amabile sorriso i discorsi di quelli che andavano a fargli visita; qualche volta parlava anche lui, ma per lo piú interrogava. Non era del numero di quei vecchi che annoiano con le eterne lodi del tempo passato o col dir male del presente: egli, al contrario, facendovi delle domande, mostrava un gran desiderio di sapere e partecipava alle vicende della vostra vita, ai successi e agli insuccessi, che generalmente interessano i buoni vecchi; sebbene quella curiosità somigli un poco a quella del bambino che, mentre parla con voi, osserva la marca del vostro orologio. Allora il suo volto, si può dire, aveva l’alito della bontà.

Le stanze della casetta abitata dai nostri vecchietti erano piccoline; bassine, come per lo piú si trovano nelle case di vecchie famiglie. In


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