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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/28

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GOGOL

giorno seguente egli risolse di andare insieme con loro, quantunque la necessità di ciò fosse soltanto nel suo capriccio testardo. Già egli si affaccendava e dava gli ordini, sceglieva i cavalli e le bardature per i giovani figli, andava anche a cercare e frugare nella rimessa e nel magazzino, designava i servi che all’indomani avrebbero dovuto partire con loro.

All’esaul Tovkac consegnò il suo comando, con la severa istruzione di presentarsi immediatamente con tutto il reggimento, appena gli mandasse un cenno qualsiasi dalla Sjec. Quantunque fosse molto allegro e ancora gli girasse per il capo la sbornia, pure non dimenticò niente; diede perfino l’ordine di abbeverare i cavalli e sparger loro nella greppia la biada grossa e della miglior qualità, e ritornò stanco da tutte queste sue faccende.

— Su, ragazzi, ora bisogna dormire, ma domani faremo quel che Dio vorrà. Non ci rifare il letto, ve’! Noi non abbiamo bisogno di letto; dormiremo nel cortile.

La notte aveva appena allora occupato il cielo; ma Bul’ba andava sempre a letto presto. Si stese sopra un tappeto, si coprí con una pelle di montone, perché l’aria della notte era abbastanza fresca, e perché Bul’ba amava di star caldo, quando dormiva in casa. Presto comin-


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