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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/314

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GOGOL

lonne di quercia; sotto la tettoia, sgabelli da ogni parte. Ivan Ivanovic, quando fa troppo caldo, si toglie di dosso e la pelliccia e la giacca; rimane in maniche di camicia e si riposa sotto la tettoia, e guarda ciò che si fa nel cortile e nella strada. Che meli e che peri ha proprio sotto le finestre! Basta che apriate una finestra, e i rami si cacciano addirittura nella stanza. Tutto questo sulla facciata della casa; ma se vedeste ciò che egli ha nel giardino! Che gli manca? Susini, ciliegi, viscioli, ortaggi d’ogni specie, girasoli, zucche, poponi, baccelli... perfino un’aia e una fucina.

Gran brav’uomo Ivan Ivanovic! Gli piacciono molto i poponi; sono il suo cibo preferito. Come si leva da tavola ed esce in maniche di camicia sotto la tettoia, subito ordina a Gapka di portargli due poponi, e poi con le sue mani li taglia a fette, raccoglie tutti i semi in un apposito foglio di carta e comincia a mangiare. Dopo, ordina a Gapka di portargli il calamaio e da sé, di suo pugno, scrive una nota sul foglio contenente i semi: «Questo popone fu mangiato il giorno tale e tale». Se per caso si trova presente un ospite, allora: «Fu partecipe il tal dei tali».

La buon’anima del giudice di Mirgorod sempre si compiaceva guardando la casa d’Ivan Iva-


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