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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/32

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GOGOL

(con questo nome era solito chiamare sua moglie). Su, vecchia, piú svelta! preparaci da mangiare; il viaggio sarà lungo!

La misera vecchietta, perduto l’ultimo filo di speranza, si trascinò tutta addolorata nella capanna. Intanto che essa, tra le lagrime, preparava tutto il necessario per la colazione, Bul’ ba distribuiva i suoi ordini; andò nella rimessa e scelse da sé per i suoi figliuoli i migliori finimenti.

I collegiali in un attimo si trasformarono: in cambio degli scarponi inzaccherati che portavano prima, si videro loro addosso dei belli stivali di marrocchino rosso con i tacchi d’argento; brache larghe come il Mar Nero, con una infinità di sboffi e di pieghe, erano legate con un cordoncino d’oro; al cordoncino erano attaccati lunghi correggiuoli con fiocchi e altri ciondoli per la pipa. La casacca di colore rosso, di panno, acceso come il fuoco, era stretta alla vita con una cintura ricamata; delle pistole turche col calcio cesellato erano fermate alla cintura; la sciabola tintinnava presso le gambe. I loro volti, ancora poco abbronzati, parevano divenuti piú belli e piú bianchi; i piccoli baffi neri facevano spiccare anche meglio la loro bianchezza e il loro sano e vigoroso colore di giovinezza; erano belli sotto i loro berretti ne-


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