Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/397

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UNA VECCHIA AMICIZIA TRONCATA

con una certa stizza, che si manifestava in lui molto di rado, perfino quando gli mettevano sulla testa un foglio di carta accesa, un divertimento che si prendevano volentieri specialmente il giudice e il prefetto.

Ivan Nikiforovic fiutò una presa di tabacco.

— Come vi piace, Ivan Nikiforovic; io non so che cosa vi trattiene.

— Perché ci devo andare? — cominciò a dire finalmente Ivan Nikiforovic — Ci sarà quel brigante!

Cosí egli chiamava ordinariamente Ivan Ivanovic. Giusto Dio! E in altri tempi, eh...!

— Come è vero Dio, non ci sarà! Ecco, per quanto Dio è santo, non ci sarà! Che qui dove mi trovo possa colpirmi un fulmine! — rispose Antonio Prokofjevic, il quale era pronto a giurare dieci volte in un’ora. — Andiamo, via! Ivan Nikiforovic!

— Oh, voi mentite, Antonio Prokofjevic: egli è là.

— Com’è vero Dio, com’è vero Dio, no! Che io non possa andar via di qua, se egli è lí! E poi giudicate da voi, per qual motivo dovrei mentire? Che mi si possano seccare le mani e i piedi!... Che? non credete neppure adesso? Che io possa crepare qui davanti a voi! che non possa né mio padre, né mia madre, né io ve-


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