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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/69

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TARAS BUL'BA

cappello e s’inchinarono da tutti i lati ai cosacchi, i quali stavano lí tutti alteri coi pugni puntati ai fianchi.

— Che vuol dire quest’adunanza? Che volete, signori? — domandò il Koscevoj. Le invettive e le grida non gli permisero di parlare.

— Lascia la mazza! Lascia, figlio del diavolo, immediatamente la mazza! Non ti vogliamo piú! — gridavano i cosacchi dalla folla. Alcuni, provenienti dalle kurjenje che non avevano bevuto, volevano, a quanto pareva, opporsi; ma le kurjenje tra loro, le sobrie e le ubbriache, vennero ai pugni. Le grida e il frastuono si fecero generali.

Il Koscevoj avrebbe voluto parlare, ma sapendo che per questo la folla irritata e sfrenata avrebbe potuto percuoterlo a morte, cosa che avveniva quasi sempre in simili casi, fece un profondo inchino, depose la mazza e si nascose nella turba.

— Comandate, signori, che anche noi deponiamo le insegne della carica? — dissero il giudice, lo scriba e l’esaul, e si prepararono subito a deporre il suggello cosacco, il calamaio e la bacchetta.

— No, voi rimanete al vostro posto! — presero a gridare dalla folla. — Avevamo bisogno solamente di scacciare il Koscevoj, perché è una


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