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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/81

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TARAS BUL'BA

sacco tarchiato, dalle spalle larghe, un uomo sulla cinquantina. Costui gridava e gesticolava con la mano piú forte di tutti gli altri; ma il frastuono e il vociare dei lavoranti non lasciavano udire le sue parole.

— Che ci portate? — domandò il Koscevoj, quando la zattera approdò alla riva. Tutti i lavoranti sospesero il loro lavoro e tenendo in mano le scuri e gli scalpelli, guardavano curiosi.

— La miseria! — gridò dalla zattera il cosacco tarchiato.

— Permettete di parlare, signori Saporogini?

— Parla!

— O volete, suppongo, adunare il consiglio?

— Parla; siamo tutti qui.

Tutta la gente si strinse in un sol gruppo.

— Ma voi forse non avete inteso nulla di quello che succede nel paese degli atamani?

— Che succede? — domandò uno degli atamani delle kurjenje.

— Eh, via! Che succede? Si vede bene che il Tartaro vi ha tappate e incollate le orecchie: non avete inteso nulla!

— Di’ dunque ciò che là succede.

— Quel che succede! da quando nascemmo


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