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Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/92

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GOGOL

— dissero quasi ad una voce sola. — Che Dio ti preservi da ogni disgrazia!

Nel traversare la borgata, Taras Bul’ba s’avvide che il suo giudeo, Jankelj, aveva già tirato su una baracca munita di tenda, e vendeva pietre focaie, cacciaviti, polvere pirica e ogni sorta di miscele cosacche necessarie per il viaggio, e anche forme di pane bianco e pane ordinario.

«Che diavolo è questo giudeo!» pensò fra sé Taras, e accostatosi a lui, senza scendere da cavallo, gli disse:

— O sciocco, che stai a fare qui? Vuoi essere fucilato come un passerotto?

Jankelj per tutta risposta si alzò e gli andò vicino e facendo segni con tutte e due le mani come per dire che voleva rivelargli un segreto, disse: — Zitto, signore! non lo dica a nessuno: in mezzo ai carriaggi cosacchi c’è un carro mio; ci porto ogni sorta di provviste utili per i cosacchi, e per via venderò qualunque genere di vettovaglie a un prezzo cosí basso come finora non ha mai venduto nessun ebreo; proprio cosí come è vero Dio! cosí com’è vero Dio!

Si strinse nelle spalle Taras Bul’ba, ammirando l’audacia e la tenacia della natura ebraica, e andò a riprendere il suo posto nel tàbor.


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