agili cavalli. Si dava il caso che parecchi comandanti delle truppe regie, uomini che fino allora si erano coperti di gloria nelle passate battaglie, decidessero di riunire le loro forze e battersi coraggiosamente coi Saporogini. E allora piú che mai facevano le loro prove i giovani cosacchi, a cui poco importava il saccheggio e il lucro e il sopraffare un nemico imbelle: essi ardevano, invece, dal desiderio di mostrare il loro valore in presenza dei vecchi, di misurarsi petto a petto con qualche abile e orgoglioso polacco che si pavoneggiava sopra un altero destriero, lasciando svolazzare al vento le maniche del mantello rovesciate dietro le spalle. Godevano mentre acquistavano la scienza delle armi; si erano già guadagnati in gran copia costosi finimenti da cavalli, sciabole e fucili. In un mese si erano fatti uomini, si erano trasformati interamente quegli uccellini di nido che poco prima avevano appena messo le piume; e s’erano fatti adulti. I loro lineamenti che prima lasciavano scorgere una certa delicatezza giovanile, adesso erano severi e forti. Il vecchio Taras si compiaceva nel vedere che i suoi figli erano tutti e due tra i primi. Ostap sembrava che avesse una vocazione naturale per la carriera delle armi e per la difficile scienza di menare a termine le imprese di guerra. Non si smarriva