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324 parte terza


Il Marchese, poi Araminta.

Mar. È vero, è vero... senza un grano di biada!

Ara. Sì, sì andrò nel suo gabinetto... (parlando verso la scena per dove viene) Oh! riverisco il signor marchese.

Mar. Servitore. Come va?... Si sta bene?

Ara. A’ vostri comandi. E voi, signore?

Mar. Io... bene, bene, benissimo... desiderava per l’appunto... mio figlio vi avrà parlato.

Ara. Vostro figlio, madama Dorimene, la mia figlia, non hanno fatto che stordirmi, che tormentarmi... sono sì stanca che non ne posso più.

Mar. Voi dite dunque, madama... ma... voi mi conoscete... io non ho... egli è vero, ma... i miei beni, le mie terre... il bosco, il marchesato, sette fontane, contea costa, bassa contea, campo verde, baronia.... bene, bene, benissimo... due milioni, madama.

Ara. A che servono i vostri milioni? Il povero mio marito con niente ha fatto de’ milioni, e voi con dei milioni non avete niente. Il punto è, che mio marito non perdeva di vista i propri interessi, ed aveva una moglie che sapeva dirigere l’interno della famiglia. Ma per voi, signor marchese, sia detto fra di noi, tutto è in disordine in casa vostra.

Mar. È vero che la marchesa, buona memoria... era un poco troppo portata... e la povera donna sempre perdeva. Io... non ho altro piacere... ho questa passione... ho dei bravi cani... ho delle caccie superbe... ma... mio figlio, bene, bene, benissimo... oh! mio figlio è un ragazzo... che un giorno... un giorno... i nostri feudi, le nostre terre.

Ara. Eh! se i beni vostri, se le vostre terre fossero nelle mie mani, questo giorno non tarderebbe lungo tempo ad arrivare.

Mar. Bene, bene, benissimo... prendete... fate... io mi vi abbandono... oh, di buon cuore!

Ara. Credete voi, signor marchese, che una donna della mia sorte sia fatta per essere l’agente di un particolare? (con un poco di alterezza).

Mar. No... non dico questo... voi siete ancora... ed io... non sono sì vecchio, che... mi capite.

Ara. Voi scherzate, signor marchese.

Mar. Io?... oh! quando dico... bene, bene, benissimo.

Ara. Non ho alcuna idea di maritarmi; ma se mai dovessi far la corbelleria, io non fo caso de’ titoli, ma de’ fondi e de’ capitali.

Mar. Tutto, tutto... se voi voleste... non ci sarebbe che voi... padrona di tutti... Carta bianca, madama, carta bianca: bene, bene, benissimo. Carta bianca.

Ara. Carta bianca?

Mar. Assoluta.

Sopraggiunge il visconte, ed essendo messo al fatto di quanto era in quistione, aggiunge egli pure le sue alle preghiere del padre, perchè Araminta s’incarichi della direzione dei loro affari in qualità di signora la marchesa di Courbois. Ciò non ostante ella è sempre indecisa; ma, gettatasi ai di lei piedi Eleonora, si determina finalmente ad accettare.

Frattanto Dorimene intende ciò che va succedendo, è lieta del