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capitolo xxxv 357


nel tempo stesso che io freddamente riguardo la morte come il tributo della natura, e nella ragione devesi trovare un conforto. D’onde deriva pertanto, che la perdita della mia augusta scolara mi affligge ancor oggi, come nel primo giorno? Nell’omaggio di giustizia che io rendo al merito di lei, potrebb’egli mai nascere il sospetto d’amor proprio o di vanità? Deh! amici miei, fatemi grazia di credere, che ciò nasca piuttosto da un sincero sentimento di riconoscenza.

Sfogliando i miei ricordi, trovo il disegno di un giornale, da me ideato. Questo disegno deve parere contradditorio all’avversione da me dimostrata nel capitolo XXXIII, a motivo dell’assiduità che richiede un’opera periodica. Ma si sappia, che io non doveva sostenerne la cura.

Un giovine di nascita francese, abitante nell’America, era stato mandato da’ suoi genitori in questa capitale per farvi i suoi studi; ed era già nei medesimi molto inoltrato, ed aveva profittato più dei mezzi d’istruirsi, che delle occasioni di divertirsi. Aveva bensì sofferto molto nel suo lungo viaggio, e temeva tanto il mare, che assolutamente non voleva più esporvisi. Aspettando dunque il consenso della sua famiglia per rimanere in Francia, andava premurosamente in traccia di occupazione. Veniva spesso a casa mia; e siccome aveva imparata assai bene la lingua italiana, aveva perciò l’intenzione di tradurre le mie opere in francese. Io gliene feci conoscere le difficoltà; era ragionevole, e rinunziò a quell’idea. Amava però la letteratura, e voleva trarre qualche partito dell’italiano, che aveva imparato. Per contentarlo formai il disegno di un foglio periodico, ed eccone qui il titolo ed il programma:

«Giornale di Corrispondenza Italiana e Francese.

«Un Italiano, stabilito da qualche tempo in Parigi, è in corrispondenza epistolare con parecchie persone del suo paese. Queste lettere si aggirano su tutte le materie suscettibili di annotazioni, di osservazioni e di critica. L’istoria, le scienze, le arti, le scoperte, le proposte, la tipografia, i teatri, la musica, il buon governo, i costumi, gli usi, i caratteri nazionali, le feste pubbliche, le cerimonie, le novità, gli aneddoti, tutto vi è messo a contribuzione. Ma il contenuto di queste lettere sarà sempre importante, per le scambievoli relazioni fra il paese da cui partono, e quello a cui sono indirizzate. Si pubblica un libro, un dramma, un poema, un’opera qualunque da una delle due nazioni, e se ne dà subito parte all’altra. Se ne spediranno reciprocamente gli estratti, l’esame, i confronti; le materie sottoposte a discussione o a dichiarazioni non resteranno senza risposta, nè si ommetterà d’inserire discorsi, arringhe, dissertazioni, e tutto ciò insomma, che potrà contribuire ad allettare i lettori.

«Sarebbe forse temeraria impresa proporre un nuovo giornale a Parigi?

«Gli autori che sono per intraprenderlo, sperano che no, osservando che ogni giornale ha i suoi partigiani, e che per conseguenza il loro pure può acquistarne siccome gli altri. La lettura francese è da gran tempo il diletto dell’Italia tutta. Pare che gl’Italiani siano riconoscenti verso i Francesi, per aver questi sostenuta ed abbellita la grand’opera del rinascimento delle lettere, per il quale essi avevano lavorato i primi. Ma sembra altresì che i Francesi di quando in quando risalgano alla sorgente, e si compiacciano di con-