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92 parte prima


terzo fruga nelle mie tasche, e mi prende la tabacchiera che era di semplice tartaruga. Gli altri due fecero l’istesso all’abate; e tutti cinque poi diedero addosso alle valigie, al mio piccolo baule, e ai nostri sacchi da notte. Quando il vetturino si vide scarico, fece prendere il galoppo ai suoi cavalli, e io presi il mio; saltai una fossa molto larga, e mi salvai attraversando i campi sempre col timore che questa canaglia volesse far guerra anche al mio pastrano, al mio vestito, ai miei calzoni, alla mia vita; conoscendomi fortunato abbastanza per esserne uscito col mezzo del mio danaro e de’ miei capitali, come pure per aver salvato dal naufragio il mio Belisario. Avendo perduti di vista gli aggressori, e non sapendo che cosa fosse del mio compagno di viaggio, trovai un viale d’alberi e mi riposai tranquillamente presso un ruscello, servendomi del concavo della mano per attingere acqua da dissetarmi, che trovai deliziosa. Riposato, e messo un poco in calma il mio spirito, non scorgendo persona alla quale indirizzarmi, mi incamminai alla ventura per il viale, essendo persuaso dover esso far capo a qualche luogo abitato. Non stetti molto ad incontrare dei contadini che lavoravano le loro campagne: mi avvicinai confidentemente, e feci loro il racconto del mio avvenimento. Ne avevano già qualche notizia, avendo veduti passare i malvagi dai quali ero stato spogliato, per una strada traversa, carichi come muli. Erano disertori, che assalivano i passeggieri non risparmiandola nè ai villaggi nè alle fattorie. Ecco i frutti disgraziati della guerra, che vanno a ferire indistintamente gli amici ed i nemici, e pongono in desolazione gl’innocenti. — Come mai, io dissi, come possono questi assassini disfarsi impunemente degli oggetti derubati senza essere arrestati? — A questa domanda tutti quei contadini volevano rispondermi in una volta e la loro impazienza manifestava appunto il loro sdegno. Eravi a poca distanza del luogo, ove noi ci trovavamo, una società di persone ricche, tollerata per l’oggetto di comprare le spoglie delle vittime della guerra, e i compratori non stavano ad esaminare se le robe portate loro provenivano dal campo di battaglia o dalla strada maestra. Era per tramontare il sole. Questa buona gente mi esibì un piccolo avanzo della loro merenda, che malgrado la mia sciagura fu da me assaporata con molto appetito, proponendomi nel tempo istesso di andare a passare la notte nella loro casa. Ero per accettar con riconoscenza l’ospitalità da questa buona gente offertami, ma un rispettabil vecchio, capo della famiglia, e nonno de’ miei benefattori, mi avvertì che in casa loro non vi era che paglia e fieno per riposarsi, ed era per ciò meglio condurmi a Casalpusterlengo, di lì distante una lega, dove il curato, uomo garbatissimo e pieno di compiacenza, si sarebbe fatto un piacere di accogliermi e darmi alloggio. Tutti applaudirono alla di lui proposizione. Uno di quei giovani s’incaricò di condurmivi; ed io lo seguitai benedicendo il cielo, che tollera da una parte i malvagi, ed anima dall’altra i cuori sensibili e virtuosi.