Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/106

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Zia sensibile, allora quando le parea di non essere preferita, mi posi ad amoreggiar questa giovine, e ad usarle tutte quelle attenzioni, ch’io solea praticare a quell’altra. Se ne accorse la Zia, e pagar volendo col dispetto il dispetto e la vendetta colla vendetta, sollecitò l’affare col nuovo Amante. Ma qual fu il di lei stordimento, allorchè seppe che non a lei, ma alla sua robba si faceva l’amore? Quando intese farsi l’ingiuriosa proposizione, che se voleva essere la Moglie di un Cavaliere dovea comprarsi un sì bel onore colla donazione della metà de’ suoi beni? Rinunziò ella all’idolo dell’ambizione, congedò l’amante interessato, ed io, godendo del disordine in cui la vedeva, continuai a coltivar la Nipote, per maggiormente punirla. Era già qualche tempo ch’io avea composta per essa una canzonetta assai tenera ed espressiva, e che dovea servirmi di mezzo per dichiararle l’amor mio e la mia inclinazione. Non glie l’aveva ancora comunicata, poichè mi riserbava di farlo in una serenata, che doveva eseguirsi sotto le di lei finestre, e a tal effetto m’avea composto l’aria il Sig. Francesco Brusa, dilettante in quel tempo, e poi per sua disgrazia professore di musica. Il nuovo partito, che lusingato avea la Signora, mi fece sospendere la serenata, ed ora mi venne in animo di eseguirla, non per lei, ma per la Nipote. Una sera di grand’estate giocavasi all’ombre in terzo, quand’ecco tutto in un tempo odesi nel canale una sinfonia strepitosa, poichè niente risparmiai acciò la serenata fosse magnifica. Si lasciò il gioco, si corse al poggiuolo, e fu cantata la mia canzone dalla brava Agnese, che passò poscia al Teatro di San Samuele per gl’intermezzi, e di cui avrò occasion di parlare.

Terminata la serenata, strolicavano tutti, chi ne poteva esser l’autore. Io sosteneva assai bene l’incognito, però tutti si unirono a credere che da altri non potesse venir che da me, ma non sapevasi, s’io ordinata l’avessi per obbligar la Nipote, o per riguadagnare la Zia. Questa se ne lunsingava moltissimo, e tutto avrebbe accordato in quel punto, purch’io dichiarassi la cosa fatta per lei. In fatti il giorno dopo, vedutomi ella entrare nella sua casa, in tempo ch’io volgea i passi verso l’appartamento della Nipote, mi


chiamò