Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/112

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damente, e mi consigliò ad applicarmi piuttosto al genere comico, di cui l’Italia aveva più di bisogno, e per il quale gli pareva scoprire in me una disposizione più vera e più naturale. Presi la scarsa lode al mio Dramma per effetto della preferenza, ch’ei dar volea alla Commedia; gli promisi che mi vi sarei applicato col tempo, ma intanto l’Amalassunta mi lusingava.

Preso congedo dall’ospite generoso passai a Verona con animo di presentarmi al Marchese Maffei, e di fargli leggere ed esaminare il mio Dramma. Tre giorni prima il dottissimo Cavaliere era di là partito. Mi trattenni due giorni per vedere quella deliziosa Città ch’io non avea più veduta, indi proseguii il mio viaggio per Brescia. Giunto a Desenzano, ed alloggiato in quella stessa Osteria, dove mi arrivò l’avventura raccontata nel Tomo ottavo, seppi che il disgraziato, che volea assassinar me e la donna che mi ha salvato, era stato per altri delitti impiccato a Brescia. Passando colà la notte, mi venne in mente che a Salò, dodici miglia di là lontano, io possedeva una casa, di cui da molto tempo non ne aveva novella alcuna. Questo picciolo interesse, e il desiderio di vedere la Riviera amenissima del Lago di Garda, mi fe’ risolvere di allungare la strada e di condurmi a Salò. Le due intenzioni mi riuscirono fortunate. Mi divertì estremamente la deliziosa Riviera, e trovai qualche danaro ammassato degli affitti della mia casa, che servì ad accrescere un poco le mie scarse finanze. Partito di là per Brescia, trovai in quella ricca e popolosa città il Sig. Alessandro Novello di Castel Franco, ch’io aveva conosciuto Vicario a Feltre, ed era allora Assessore del pubblico Rappresentante di Brescia. Mi accolse con generosa amicizia, mi alloggiò seco lui nel Palazzo Pretorio e mi fece passare parecchi giorni felici. Sovvenendosi egli del mio genio poetico, per qualche cosa ch’io fatta avea, quand’eravamo impiegati a Feltre, mi chiese, s’io aveva niente del mio da fargli sentire. Gli parlai del mio Dramma; si mostrò desideroso di udirlo; si appuntò la sera per leggerlo, ed invitò un buon numero di letterati per ascoltarlo.

Qual consolazion fu la mia nel sentir lodare il mio Dramma


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