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212 ATTO SECONDO


Momolo. (Ho capio. No credo de inganarme. Costori xe qua per mi. O che i vol cavarme qualcossa, o che i me vol far qualche affronto. Li ho visti stamattina a parlar co sior Ottavio. Chi sa, che sto sior no i abbia messi all’ordene per saludarme? Gnente paura. A mi). (da sè) Galantomeni, favorì, vegnì avanti, ve bisogna gnente? Voleu bezzi? Voleu roba? Gh’aveu bisogno de protezion? Basta che averzì la bocca, sarè servidi. Momolo xe cortesan, amigo dei amici; fazzo volentiera servizio a tutti, e in t’una occasion son pronto a tutto. Comande, fradei, comande.

Beccaferro. Niente, signore, siamo qui passeggiando...

Tagliacarne. (Per dire il vero, un galantuomo della sua sorte non merita quest’affronto). (piano a Beccaferro)

Momolo. Vegnì qua, tolè una presa de tabacco.

Beccaferro. Obbligato. (prende tabacco)

Tagliacarne. Favorisce? (gli chiede tabacco)

Momolo. Patron anca della scatola, se volè. Disè, amici, aveu disnà?

Beccaferro. Non ancora.

Tagliacarne. La cose vanno male. Si mangia poco.

Momolo. Amici, me faressi un servizio?

Tagliacarne. Comandate.

Momolo. Stamattina ho ordenà qua alla locanda de missier Brighella un disnaretto per mi e per do forestieri. L’occasion ha porta, che andemo tutti a disnar qua a casa del sior Dottor. Brighella bisogna che lo paga, e me despiase che quella roba nissun no la gode. Me faressi el servizio de andar vu altri do da parte mia a magnar quei quattro risi, quel per de foleghe e quelle altre bagatelle, che xe parecchiae?

Tagliacarne. Perchè no! quando si tratta di far piacere.

Beccaferro. Basta, che Vossignoria avvisi Brighella.

Momolo. Vago a tor una bottiglia che ho lassà alla locanda, e co sta occasion ghe lo digo, e godevela in bona pase. (vuol partire, poi torna indietro)

Tagliacarne. Come si può bastonare un galantuomo di questa sorte? (a Beccaferro)

Beccaferro. Mi dispiace per i due zecchini. (a Tagliacarne)