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ATTO PRIMO.

SCENA I1.

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Brighella. Mi no so cosa dir; sento che le vostre idee le tende al precipizio de sta casa. Doverave impedirlo; ma sarave el primo servitor, che no contribuisce alla rovina dei so patroni. Eh, ave rason. Sè offesa nell’onor, che xe la cosa più delicata, e el tesoro più prezioso d’una donna da ben. Per mi sarò sempre in vostra assistenza. Dispone de mi, come volè. Permetterne anca che ve diga che ve voggio ben, e che se no ve riuscisse de conseguir el sior Florindo, Brighella sarà tutto per vu.

Rosaura. Accetto con tal condizione l’offerta. Brighella ha un non so che, che mi piace. Ma viene la signora Diana, figlia del Sign. Dottore; è innamorata come una gatta. Con essa comincio la mia lezione; lasciatemi in libertà.

Brighella. Non occorre altro, se semo intesi. (Fortuna, ajuteme; questo l’è un colombin sotto banca).

SCENA II2.

Rosaura. Chi la vede, e non la conosce, pare una figlia tutta spirituale, e pure è impazzita per le cose corporali.

Diana. Ah, Rosaura; mi sento morire, ecc.

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Diana. Sei stata tu pure innamorata?

Rosaura. E in qual guisa! Ma sono stata ingratamente tradita. Oh maledette lusinghe! quando vi penso, mi crepa il cuore; non posso trattenere le lagrime.

Diana. Dunque la finzione non è solo propria del nostro sesso.

  1. Dalle edd. Bettinelli e Paperini.
  2. C. s.