Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/59

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io non ne aveva che sedici. La seconda, che bisognava esser chierico ed aver la prima tonsura, al che non si aveva pensato. La terza, che vi volevano varie Fedi, di stato libero, di buoni costumi, di non esser processato, le quali cose non erano difficili in certo modo ad aversi, ma vi volea del tempo per ottenerle. Si prese dunque un alloggio per aspettarle. Vennero le Dimissorie per la tonsura, e l’ebbi dalle mani dell’Eminentissimo Cardinale Cusani, Vescovo di Pavia. Le altre Fedi vennero parimente nello stesso tempo; ma la massima difficoltà era quella degli anni. Non so, non mi ricordo, e non mi curo di ricordarmi, come siasi a ciò rimediato. So che mi coricai una sera nell’età d’anni sedici, e che mi svegliai la mattina d’anni diciotto: avrò dormito probabilmente due anni.

Tre mesi passarono prima di poter aver la tonsura. Vi furono delle difficoltà in Venezia per ottenere le Dimissorie dal Patriarcato, a causa del patrimonio. Mio padre avrebbe avuto il modo di costituirlo su i beni di Modona o di Venezia; ma ciò avrebbe portato le cose in lungo. Il Signor Giovanni Cavanis, dell’ordine rispettabilissimo de’ Segretarj Veneti, fu egli il mallevadore alla Cancelleria Patriarcale, che il mio patrimonio sarebbe stato regolarmente fondato, quando io avessi continuato per la via ecclesiastica; egli non aveva niente a rischiare, poichè io non ho mai avuto il dono di una tal vocazione. Il Teatro mi stava troppo nel cuore, ed ho messo bene a profitto i tre mesi, ch’io doveva passare nell’ozio. Raccomandato dal Signor Marchese Senatore Goldoni al celebre Dottore Lauzio, pubblico Professore di Legge in quella Università, andava sovente nel di lui studio, col pretesto d’impratichirmi de’ libri legali; ma io aveva fissato l’occhio sur una raccolta di Poeti comici antichi, e questo era il mio unico studio. Io non conoscea che di nome Aristofane, Plauto e Terenzio. Li lessi da prima con avidità, con semplice curiosità. Li rilessi coll’ajuto de’ migliori comenti, e vi feci le mie osservazioni, per quanto mi suggeriva il genio e mi permetteva l’età. Mi pareva impossibile sul principio, che tali autori fossero così universalmente stimati; non sapeva trovar in essi quel diletto, che io mi era proposto.

Trovava