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IL SERVITORE DI DUE PADRONI 585


Truffaldino. (Oh poveretto mi!) (da sè)

Florindo. Dove vai con quel piatto?

Truffaldino. Metteva in tavola, signor.

Florindo. A chi?

Truffaldino. A Vussioria.

Florindo. Perchè metti in tavola prima ch’io venga a casa?

Truffaldino. V’ho visto a vegnir dalla finestra. (Bisogna trovarla). (da sè)

Florindo. E dal bollito principi a metter in tavola e non dalla zuppa?

Truffaldino. Ghe dirò, signor, a Venezia la zuppa1 la se magna in ultima2.

Florindo. Io costumo diversamente. Voglio la zuppa. Riporta in cucina quel piatto3.

Truffaldino. Signor sì, la sarà servida.

Florindo. E spicciati, che voglio poi riposare.

Truffaldino. Subito4. (mostra di ritornare in cucina)

Florindo. (Beatrice non la ritroverò mai?) (da sè; entra nell'altra camera in prospetto)

(Truffaldino, entrato Florindo in camera, corre col piatto e lo porta a Beatrice).

Cameriere. (torna con una vivanda) E sempre bisogna aspettarlo, Truffaldino. (chiama)

Truffaldino. (esce di camera di Beatrice) Son qua. Presto, andè a parecchiar in quell’altra camera, che l’è arrivado quell’altro forestier, e portè la minestra subito.

Cameriere. Subito. (parte)

Truffaldino. Sta piattanza coss’ela mo? Bisogna che el sia el fracastor. (assaggia) Bona, bona, da galantomo. (la porta in camera di Beatrice)

(Camerieri passano e portano l’occorrente per preparare la tavola in camera di Florindo).

Truffaldino. Bravi. Pulito. I è lesti come gatti. (verso i camerieri)


  1. Paper. ecc.: minestra.
  2. Paper. e altri aggiungono: per insalata.
  3. Paperini ecc.: Riporta il lesso in cucina.
  4. Paper. ecc. Subito, signor.