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IL SERVITORE DI DUE PADRONI 589


SCENA XVI.

Strada con veduta della locanda.

Smeraldina, poi il Cameriere della locanda.

Smeraldina. Oh, guardate che discretezza della mia padrona! Mandarmi con un viglietto ad una locanda, una giovane come me?1 Servire una donna innamorata è una cosa molto cattiva. Fa mille stravaganze questa mia padrona; e quel che non so capire si è, che è innamorata del signor Silvio a segno di sbudellarsi per amor suo, e pur manda i viglietti ad un altro. Quando non fosse che ne volesse uno per la state e l’altro per l’inverno. Basta... Io nella locanda non entro certo. Chiamerò; qualcheduno uscirà. O di casa! o della locanda!

Cameriere. Che cosa volete quella giovine?

Smeraldina. (Mi vergogno davvero, davvero). (da sè) Ditemi.... Un certo signor Federigo Rasponi è alloggiato in questa locanda?

Cameriere. Sì, certo. Ha finito di pranzare che è poco.

Smeraldina. Avrei da dirgli una cosa.

Cameriere. Qualche ambasciata! Potete passare.

Smeraldina. Ehi, chi vi credete ch’io sia? Sono la cameriera della sua sposa.

Cameriere. Bene, passate.

Smeraldina. Oh, non ci vengo io là dentro.

Cameriere. Volete ch’io lo faccia venire sulla strada? Non mi pare cosa ben fatta; tanto più ch’egli è in compagnia col signor Pantalone de’ Bisognosi.

Smeraldina. Il mio padrone? Peggio! Oh, non ci vengo.

Cameriere. Manderò il suo servitore, se volete.

Smeraldina. Quel moretto?

Cameriere. Per l’appunto.

Smeraldina. Sì, mandatelo.

Cameriere. (Ho inteso. Il moretto le piace. Si vergogna a venir


  1. Paper., Savioli, ecc.: Mandarmi con un viglietto ad una locanda! Ad una locanda una giovane come me!