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IL SERVITORE DI DUE PADRONI 591


Smeraldina. Io non lo conosco assolutamente.

Truffaldino. E pur lu el ve cognosse e l’è innamorado de vu.

Smeraldina. Oh! Mi burlate.

Truffaldino. E se el podesse sperar un tantin de corrispondenza, el se daria da cognosser.

Smeraldina. Dirò, signore; se lo vedessi e mi desse nel genio, sarebbe facile ch’io gli corrispondessi.

Truffaldino. Vorla che ghe lo fazza veder?

Smeraldina. Lo vedrò volentieri.

Truffaldino. Adesso subito. (entra nella locanda)

Smeraldina. Non è egli1 dunque.

Truffaldino. (Esce dalla locanda, fa delle riverenze a Smeraldina, le passa vicino; poi sospira ed entra nella locanda.)

Smeraldina. Quest’istoria non la capisco.

Truffaldino. L’hala visto? (tornando a uscir fuori)

Smeraldina. Chi?

Truffaldino. Quello che è innamorado delle so bellezze.

Smeraldina. Io non ho veduto altri che voi.

Truffaldino. Mah! (sospirando)

Smeraldina. Siete voi forse quello che dice di volermi bene?

Truffaldino. Son mi. (sospirando)

Smeraldina. Perchè non me l’avete detto alla prima?

Truffaldino. Perchè son un poco vergognosetto.

Smeraldina. (Farebbe innamorare i sassi). (da sè)

Truffaldino. E cussì, cossa me disela?

Smeraldina. Dico, che...

Truffaldino. Via, la diga.

Smeraldina. Oh, anch’io sono vergognosetta.

Truffaldino. Se se unissimo insieme, faressimo el matrimonio de do persone vergognose.

Smeraldina. In verità, voi mi date nel genio.

Truffaldino. Èla putta éla?

Smeraldina. Oh, non si domanda nemmeno.

Truffaldino. Che voi dir, no certo.


  1. Paper. ecc.: lui.