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602 ATTO TERZO


un’altra seccatura compagna. Ecco qua quell’alter patron. Sta volta se divide la servitù, e se me fa el ben servido. (accennando le bastonate)

Beatrice. Credetemi, signor Pantalone, che l’ultima partita di specchi e cere è duplicata.

Pantalone. Poderia esser che i zoveni avesse falà. Faremo passar i conti un’altra volta col scrittural, incontreremo e vederemo la verità.

Beatrice. Ho fatto anch’io un estratto di diverse partite cavate dai nostri libri. Ora lo riscontreremo. Può darsi che si dilucidi o per voi, o per me. Truffaldino?

Truffaldino. Signor.

Beatrice. Hai tu le chiavi del mio baule?

Truffaldino. Sior sì; eccole qua.

Beatrice. Perchè l’hai portato in sala il mio baule?

Truffaldino. Per dar un poco de aria ai vestidi.

Beatrice. Hai fatto?

Truffaldino. Ho fatto.

Beatrice. Apri e dammi.... Quell’altro baule di chi è?

Truffaldino. L’è d’un altro forestier, che è arrivado.

Beatrice. Dammi un libro di memorie, che troverai nel baule.

Truffaldino. Sior sì. (El ciel me la manda bona). (apre e cerca il libro)

Pantalone. Pol esser, come ghe digo, che i abbia falà. In sto caso, error no fa pagamento.

Beatrice. E può essere che così vada bene; lo riscontreremo.

Truffaldino. Elo questo? (presenta un libro di scritture a Beatrice)

Beatrice. Sarà questo. (lo prende senza molto osservarlo, e lo apre) No, non è questo... Di chi è questo libro?

Truffaldino. (L’ho fatta). (da sè)

Beatrice. (Queste sono due lettere da me scritte a Florindo. Oimè! Queste memorie, questi conti appartengono a lui. Sudo, tremo, non so in che mondo mi sia). (da sè)

Pantalone. Cossa gh’è, sior Federigo? Se sentelo niente?

Beatrice. Niente. (Truffaldino, come nel mio baule evvi questo libro, che non è mio?) (piano a Truffaldino)