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L’AUTORE

A CHI LEGGE.

(Tomo IX)


N

ELLA Commedia della mia vita si cambia scena. Deposto il Collarino, riprendo l’abito secolare, colla spada al fianco e la parrucca a tre nodi. In quell’età un parruccone a tre nodi non lasciava di fare una deliziosa caricatura. Mio Padre era Medico: i Medici anche in quel tempo aveano l’uso della parrucca quadrata, per comparire seriosi; sperava egli con un tal peso correggere la leggerezza della mia testa e che una della sue parrucche valesse ad acquistarmi riputazione. Avvenne poco dopo, che mio Padre passò da Chiozza ad Udine, città che se non è la capitale, è almeno la più grande e la più popolata di quella Provincia, che chiamasi la Patria del Friuli; e non fidandosi di lasciarmi senza di lui, mi condusse seco. Esercitava egli al solito l’arte sua medica, ed a ciò non iscordassi io totalmente il poco che avea imparato a Pavia, mi raccomandò all’ornatissimo Signor Dottore Morelli1, celebre Leggista e valoroso Avvocato di quel paese, il quale coll’occasione che instruiva un Nipote suo nelle Leggi, ammetteva qualche altra persona alle sue lezioni, e mi fece partecipe degli eruditi suoi insegnamenti. Confesso di aver profittato più sotto di lui in poco tempo, di quel ch’io abbia fatto nel Collegio e nell’Università per tre anni, ma l’animo mio, ad altri studj inclinato, non mi lasciò profittare abbastanza. Il Teatro era la solita mia distrazione. Ma giunta poi la Quaresima, rivolsi ad uso sacro la Musa profana. Predicava dall’insigne pulpito del duomo di detta Città il Padre Jacopo Cataneo, Agostiniano Scalzo Milanese. Fui a sentirlo il dì delle Ceneri. Mi piacque infinitamente, e intesi che tutto il popolo lo applaudiva. Infatti, oltre il suo sapere, il suo zelo, la sua eloquenza, aveva una maniera di predicare, ed erano immaginate e tessute le di


lui
  1. Nel testo si legge: Moulli. - Ed.