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L’AUTORE

A CHI LEGGE.

(Tomo X)


P

ROSEGUISCO, Lettor carissimo, a intrattenerti col racconto delle mie avventure, e prendo animo maggiormente a farlo, poichè mi vo accostando al tempo in cui troverai nella mia vita qualche cosa di più interessante, rapporto al cominciamento ed al seguito della mia intrapresa.

Passato dunque a miglior vita mio Padre, e seppellito nella Chiesa de’ Padri di San Girolamo in Bagnacavallo, rimasto io alla testa della famiglia, ricondussi mia Madre e mio Fratello in Venezia. Si andò ad alloggiare in casa de’ cugini nostri Bertani, situata nella Parrocchia di San Tommaso, appiè del Ponte di legno, in fondo alla strada, detta la Calle dei Zingani. I Bertani erano parenti di mia Madre, che nacque da una figlia di Giacomo Bertan, Stampatore, in quel secolo, accreditato, e le di cui edizioni fanno onore al suo nome. Dimorava nella medesima casa la Sorella di mia Madre, di cui ho altre volte parlato, cioè la Signora Maria Salvioni, che vive al giorno d’oggi, piena ancora di robustezza di corpo e di spirito, in età di ottanta e più anni. Sendo la casa grande e assai comoda, ci fu assegnato un appartamento, sufficiente al nostro bisogno. Da lì a qualche mese passai a Modona, per rivedere i beni paterni e prender possesso del fideicommisso, di cui ho altrove parlato. La Signora Contessa Diana Belincini volea colà maritarmi. Mi fece l’onor di propormi una Giovane assai civile, ch’io conosceva. Feci l’uomo di garbo, rispondendole ch’io non potea aderirvi senza il consentimento di mia madre, e senza essere provveduto d’impiego; ma la cagion più forte si era, che un altro oggetto in Venezia avea di già preoccupato il mio cuore.

Dato dunque buon ordine alle cose di Modona, coll’assistenza utile ed amorosa del Signor Francesco Zavarisi, Notaio in detta città e mio Cugino; ammassato tutto quel danaro, che colà potei


ammassare,