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124 | ATTO SECONDO |
Dottore. Credo perchè egli volesse un poco stender le mani.
Colombina. In questo poi la signora Rosaura ha ragione. E voi ora, perdonatemi, avete fatto male a rimandarglielo in tempo ch’è sola.
Dottore. Eh, non è sola. Vi è il signor Pancrazio, che fa la guardia.
Colombina. Sia maledetto quel vostro signor Pancrazio.
Dottore. Cosa ti ha fatto, che lo maledisci?
Colombina. Io non lo posso vedere. Fa il bacchettone; ma poi...
Dottore. Ma che poi?
Colombina. Basta, mi ha detto certe cose.
Dottore. Cosa ti ha detto? Parla.
Colombina. Piace anche a lui allungar le mani.
Dottore. Chetati, bocca peccatrice. Non parlar così di quell’uomo, che è lo specchio dell’onoratezza e dell’onestà. Portagli rispetto e rendigli ubbidienza, come faresti a me medesimo. Egli è un uomo dabbene, e tu sei una ignorante, una maliziosa. (parte)
SCENA VI.
Colombina, poi Arlecchino.
Colombina. Dica quel che vuole il signor padrone, sostengo e sosterrò sempre che il signor Pancrazio è un uomo finto e un poco di buono.
Arlecchino. Dove diavol l’è andà sto matto? L’è un’ora che aspett, e nol ved a vegnir.
Colombina. Che morettino grazioso!
Arlecchino. Vôi domandar1 a sta ragazza, se la l’ha visto. Disim un pò2, bella putta, se no fallo, cognossì un cert sior Zanetto Bisognosi?
Colombina. Lo conosco sicuro.
Arlecchino. L’avi vist che l’era qua?
Colombina. L’ho veduto.
Arlecchino. Me faressi la carità de dirm dov che l’è andà?