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132 ATTO SECONDO

Tonino. E mi prontissimo.

Rosaura. Mi volete dar la mano?

Tonino. La man, i pìa, e tutto quel che la vol.

Rosaura. Chiameremo due testimoni.

Tonino. Oibò. Da cossa far de do testimoni?

Rosaura. Perchè siano presenti.

Tonino. A cossa?

Rosaura. Al nostro matrimonio.

Tonino. Matrimonio? Punto e virgola.

Rosaura. Ma non dite che siete pronto?

Tonino. Son pronto, è vero: ma matrimonio, cussì subito...

Rosaura. Andate, andate, che vedo che mi burlate.

Tonino. (No la me despiase, e fursi fursi faria col tempo la capochieriab. Ma sta facilità de invidar la zente in casa, no me piase). (da sè)

Rosaura. Siete troppo volubile, signor Zanetto.

Tonino. Volubile? No xe vero. Anzi son l’esempio della costanza e della fedeltà. Ma sta sorte de cosse, la sa meggio de mi, le se fa con un poco de comodo. Se ghe pensa suso, e no se precipita una resoluzion de tanto rimarco.

Rosaura. E poi dite che non siete volubile. Ora volete far subito, non volete nè cerimonie, nè solennità; ed ora cercate il comodo, il pensamento ed il consiglio.

Tonino. Se ho dito de voler subito... me sarò inteso... basta... no vorave che l’andasse in collera.

Rosaura. No no, dite pure.

Tonino. Che se avesse podesto aver una finezza...

Rosaura. Prima del matrimonio non la sperate.

Tonino. No certo?

Rosaura. No sicuro.

Tonino. Ma, e le zogie?

Rosaura. Se me le date con questo fine, tenetele, ch’io non le voglio.

  1. I pì, i piedi.
  2. Capochieria, corbelleria.