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LA VEDOVA SCALTRA 293

SCENA II.

Arlecchino e detti.

Arlecchino si ferma con ammirazione ad ascoltar la canzone. Terminata che l’hanno, s’accosta alla tavola, si empie un bicchiere di vino, canta anch’egli la canzone stessa, beve, poi col bicchiere se ne va1.

Conte. Bravo cameriere! Lodo il suo spirito.

Alvaro. Voi altri ridete di simili scioccherie? In Ispagna un cameriere per tale impertinenza si sarebbe guadagnato cinquanta bastonate.

Monsieur. E in Francia costui farebbe la sua fortuna. I begli spiriti vi sono applauditi.

Milord. Voi altri stimate gli uomini di spirito, e noi quelli di giudizio.

Monsieur. Ma torniamo al nostro proposito. Quella vedova mi sta nel cuore.

Alvaro. Io già sospiro per lei.

Conte. Vi consiglio a non fissarvi in questo pensiero.

Monsieur. Perchè?

Conte. Perchè la signora Rosaura è una donna nemica d’amore, sprezzante degli uomini e incapace di tenerezza. (Meco solo grata e pietosa). (da sè)

Monsieur. Eh, sia pur ella selvaggia più d’una belva, se un vero Francese, come sono io, arriva a dirle alcuni di que’ nostri concetti, fatti apposta per incantare le donne, vi giuro che la vedrete sospirare e domandarmi pietà.

Alvaro. Sarebbe la prima donna che negasse corrispondenza a don Alvaro di Castiglia. Gli uomini della mia nascita hanno il privilegio di farsi correr dietro le femmine.

Conte. Eppure con questa nè la disinvoltura francese, nè la gravità spagnuola potrà ottenere cosa alcuna. So quel che dico; la conosco, credetelo a un vostro amico.

  1. Bettin.: beve poi col bicchiere e se ne va.