Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/308

Da Wikisource.
298 ATTO PRIMO

Marionette. Se non ci pensaste voi, vostro padre la lascierebbe invecchiare fanciulla.

Rosaura. Per questo la tengo meco.

Marionette. È poi una buona ragazza.

Rosaura. Mi pare che mio cognato la miri di buon occhio.

Marionette. S’ella sperasse ch’egli morisse tanto presto, quanto ha fatto il vostro, forse lo piglierebbe. Per altro mi pare abbia ciera di volerlo giovane, bello e di buona complessione.

Rosaura. Chi è costui che viene alla volta della mia camera?

Marionette. Un cameriere della locanda dello Scudo di Francia1. Lo conosco, perchè vi sono stata alloggiata. È molto faceto.

Rosaura. Viene avanti con gran libertà. Domandagli che cosa vuole.

Marionette. Lasciatelo venire, che n’avrete piacere.

SCENA V.

Arlecchino e dette.

Arlecchino. Con grazia, se pol2 entrar? Resti servida. Obbligatissimo alle sue grazie.

Rosaura. Bel complimento!

Marionette. Se ve lo dico; è graziosissimo.

Arlecchino. Se la se contenta, gh’ho da far un’ambassada.

Rosaura. Dite pure, che io vi ascolto.

Arlecchino. Milord Runebif la reverisse.

Rosaura. Questi è un cavaliere inglese, che ho veduto la scorsa notte alla festa di ballo. (a Marionette)

Marionette. Lo conosco. È un cavalier generoso.

Arlecchino. E dopo averla reverida, el dis che stamattina el vegnirà a bever la cioccolata; e per segno della verità, el ghe manda sto anello.

  1. Antico e famoso albergo di Venezia, non lungi da Rialto, sulla Riva del Ferro: V. Molmenti, Storia di Ven. nella vita privata, Bergamo, III (1908). p. 140, n. 2.
  2. Bettinelli: puol.