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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/311

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LA VEDOVA SCALTRA 301

Milord. Poco.

Rosaura. Vi piacque il festino di iersera?

Milord. Molto.

Rosaura. Vi erano delle belle1 donne?

Milord. Sì, belle.

Rosaura. Milord, qual più vi piace fra quelle che si potevan dir belle?

Milord. Voi, madama.

Rosaura. Oh, volete scherzare.

Milord. Credete, lo dico di cuore.

Rosaura. Io non merito una distinzione sì generosa.

Milord. Meritate molto, e non vi degnate di accettar poco.

Rosaura. Non accetto, per non essere obbligata a concedere.

Milord. Io non pretendo nulla da voi. Se prendete l’anello, mi fate piacere; se l’aggradite, son soddisfatto.

Rosaura. Quando è così, non voglio usare atto villano con ricusare le vostre grazie.

Milord. Prendete. (si cava l’anello e lo dà a Rosaura)

Rosaura. Vi ringrazierei, se non temessi di dispiacervi.

Milord. Se parlate, mi fate torto.

SCENA VII.

Marionette, con due chicchere2 di cioccolata sulla guantiera, e detti.

Rosaura. Ecco la cioccolata.

Milord. Madama. (prende una tazza e la dà a Rosaura)

Rosaura. (Che stile laconico!) (beve)

Milord. Marionette, tu sei francese? (bevendo)

Marionette. Sì, signore. (fa una riverenza)

Milord. Madama dee servirsi con attenzione.

Marionette. Fo quel ch’io posso.
(Milord rimette la tazza sulla guantiera e sotto vi pone una moneta)

  1. Bettin., Paper, ecc.: Vi eran belle.
  2. Bettin.: chiccare.