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LA VEDOVA SCALTRA 315

Rosaura. Via, v’aiuterò a sollevarvi, (gli dà la mano, ed egli la bacia)

Monsieur. Non è buon amante chi non sa commetter dei furti.

Rosaura. Ah! monsieur, siete troppo accorto.

Monsieur. E voi troppo bella.

Rosaura. Orsù, non mi è ora permesso goder più a lungo le vostre grazie.

Monsieur. Sarei indiscreto, se pretendessi di prolungarvi l’incomodo. Partirò per lasciarvi in tutta la vostra libertà.

Rosaura. Mi riserbo ad altro tempo di rispondere alla vostra proposizione.

Monsieur. Questa mano è impegnata per voi.

Rosaura. Ed io non son lontana dall’accettarla. (Ci penserò molto bene prima di farlo). (da sè)

Monsieur. Addio, mia regina, governatrice del mio cuore e de’ miei pensieri. Che bellezza! Che grazia! Peccato che non siate nata a Parigi! (parte)

SCENA XVIII.

Rosaura sola.

Certo! se fossi nata a Parigi, varrei qualche cosa di più! Io mi pregio essere di un paese ove regna il buon gusto quanto in qualunque altro. Italia in oggi dà regola nella maniera di vivere. Unisce tutto il buono delle nazioni straniere, e lascia lor tutto il cattivo. Questo è che la rende ammirabile e che fa innamorare del suo soggiorno tutte le nazioni del mondo. Questo Francese non mi dispiacerebbe, se non fosse così affettato. Dubito che le sue1 parole sieno tutte studiate, che non sia veramente sincero e che abbia a riuscire più volubile dell’Inglese; onde se quegli non promette d’amarmi fuori di questa città, temo che questi cominci anche in essa a nausearsi dell’amor mio.

Fine dell’Atto Primo.



  1. Bettin.: Dubito, le sue.