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LA VEDOVA SCALTRA 369

Arlecchino. No ve dubitè gnente. Una donna de garbo sa soddisfar tutti senza difficoltà.

SCENA XIX.

Rosaura mascherata con zendale alla Veneziana, e detti.

Rosaura viene passeggiando con qualche caricatura, guardando vezzosamente il Conte, senza parlare.

Conte. Osserva, Arlecchino, come quella maschera mi guarda con attenzione.

Arlecchino. Guardevene, sior, perchè delle volte se crede de trovar el sol d’Agosto, e se trova la luna de Marzo. (parte)

Conte. E così, signora maschera, che cosa comanda?

Rosaura. (Sospira.)

Conte. Questi sospiri con me sono inutili: alle finzioni donnesche una volta credevo. Ora è passato il tempo. Ho aperti gli occhi. Se vi era qui monsieur le Blau, era la vostra fortuna.

Rosaura. Voi offendete una dama che non conoscete.

Conte. Perdonate, signora, ma con quella maschera, in quell’abito, e sola, avevo ragion di credervi, anzichè una dama, una ordinaria pedina.

Rosaura. Amore fa simili stravaganze.

Conte. Siete innamorata di me?

Rosaura. Pur troppo.

Conte. Ed io niente di voi.

Rosaura. Se mi conosceste, non direste così.

Conte. Foste anche la dea Venere, non vi sarebbe pericolo che vi amassi.

Rosaura. Perchè?

Conte. Perchè il mio cuore è già impegnato per altro oggetto.

Rosaura. E per chi, se è lecito di saperlo?

Conte. In questo posso soddisfarvi. Quella che adoro, è la signora Rosaura Balanzoni.

Rosaura. La vedova?