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376 ATTO TERZO


miei; parto per non più rimirarvi, e per castigo del vostro avanzato ardimento, vi privo dell’onore della mia protezione, (parte)

Monsieur. Madama Rosaura, la perdita della vostra persona mi costerebbe qualche sospiro, se vi maritaste nell’Indie1, ma siccome vi siete maritata al nostro Conte, e resterete con lui in Italia, la facilità di vedervi mi scema il dolore d’essere escluso dalle vostre nozze. Vi sarò il medesimo onesto amante, e se il Conte non vorrà essere nemico della gran moda, avrò l’onore di essere il vostro servente.

Conte. No, monsieur, vi ringrazio. La signora Rosaura non ha bisogno di voi.

Monsieur. Fate un viaggio a Parigi e vi sanerete di questa malinconia2.

Marionette. Monsieur le Blau, mi dispiace di vedervi fare una cattiva figura, e per il zelo della mia nazione e del vostro merito, bramo di far qualche cosa per voi. La signora Rosaura è già impegnata; se voi non voleste digiunare, quand’altri cenano, vi sarebbe la bella occasione.

Monsieur. Sì, cara Marionette, fammi questo piacere: maritami tu alla francese. Così senza pensarvi.

Marionette. Ecco la vostra sposa.

Monsieur. Mademoiselle? Volesse il cielo! Ma ella non mi crede e non ha amore per me.

Marionette. La conoscete poco. Anzi arde per voi.

Monsieur. Ditelo, mio tesoro, è vero quanto Marionette mi dice?

Eleonora. È verissimo.

Monsieur. Volete esser mia sposa?

Eleonora. Se vi degnate.

Monsieur. Viva amore, viva Imeneo. Signora cognata, io sono doppiamente contento. Conte, ora non sarete di me geloso.

Conte. Ciò non ostante mi farete piacere a prendervi un alloggio separato dal mio.

Marionette. Povera signora Rosaura, quanto vi compiango!

Rosaura. Pazza! Tu non conosci la mia felicità.

  1. Ben., Pap., Sav. ecc.: Indie Orientali.
  2. Bett., Pap., Sav. ecc.: malattia.