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a grossi caratteri di stampa, che contiene il nome dei personaggi, l’argomento e alcune chiacchiere a mo’ di prefazione. Non dispiacerà ai lettori che qui si nproduca il curioso documento, a illustrazione del Prologo apologetico.

LA SCUOLA DELLE VEDOVE

Commedia nuova

da rappresenlarsi nel Teatro Grimani di S. Samuele.

PERSONAGGI

Angelica, giovine Vedova, Nuora di Pantalone. — Pantalone, speciale di Medicina. — Isabella, figliuola di Pantalone. — Il Marchese Ottavio, Cavaliere servente di Angelica, di nazione Italiano. — Milord Churlchil, inglese. — Il Cavaliere di Brebì, Francese. — Don Gille de Los Balconcellos, Spagnuolo. — Lucindo, ricco Mercante Italiano. — Truffaldino, prima Servitore del Cavaliere di Brebi, poi di Pantalone, e finalmente Garzone d’un Caffettiere. — Smeraldina, Cameriera d’Angelica. — Panduro, Barcaruolo. — Lumaca, Lacchè.

La Scena è in Venezia.

ARGOMENTO.

Arrivati essendo in Venezia tre Forestieri oltramontemi di tre differenti nazioni, e tutti e tre raccomandati a Lucindo da un suo Fratello abitante in Livorno, gli accoglie egli generosamente nella sua casa medesima. Per divertirli lecitamente, ed ispirar loro un buon concetto delle Donne Italiane, gli introduce alla Conversazione d’Angelica. Ella colla prudenza sua induce scaltramente il Suocero ed il Servente ad esserne più che contenti. La inopportuna, mal fondata ed incauta gelosia del Marchese nascer fa tal disordine, per cui Angelica obbligata viene dalla sua prudenza medesima a non voler più ammettere nè lui, nè gli Oltramontani in sua casa. Posponendo ogni cosa al suo onore, pensa ella a ritrar de’ vantaggi al suo stato, e de’ nuovi pregi al suo merito da questo stesso disordine. Regolatosi in guisa che il Marchese, di lei Servente, sposando Isabella, sagrifica alla di lei riputazione il suo affetto; divien moglie ella stessa di Lucindo, che per tutte le donne accorte avea poco genio e manco concetto; veder facendo assai chiaramente che una Donna di spirito accordar può, quando il voglia, al suo vero interesse il proprio decoro.

Premendo all’Autore di questa Commedia dar piacere al Pubblico ed istruirlo, senza offendere chicchessia, desidera che sieno fatte da chiunque compiacerassi vederla le riflessioni seguenti.

Intitolandola egli la Scuola delle Vedove, non ebbe altra mira, che d’imitare Molliere. Questo Comico impareggiabile ha fatta la Scuola de’ Mariti e la Scuola delle Donne; due Commedie che l’applauso riportarono di tutta la Francia. Se laude si merita chi fa il suo dovere, non potrà egli essere biasimato; mentre, aprendo sul Teatro una scuola che insegni qual esser deggia una Vedova